Centoventi giorni stronzi. Anzi di più.
Se credi sia un palo, una sconfitta, una retrocessione la dannazione del tifoso, ebbene:
non hai vissuto il fallimento.
In ginocchio, tendemmo la mano alla peggiore possibile: non potevamo saperlo. Spogli dei simboli, scegliemmo il dovere al piacere, a Difesa della Nostra Città.
Ripartimmo ed arrivammo fin lí, dove la Mistica avvolge il Pallone. A chi sa ascoltare, Marassi sussurra storie delicate: la Salernitana è il più bello dei racconti.
Avanti di un’incollatura all’andata, la Bolgia ci ha messi sotto e manca poco. Fa caldo, sabbia in gola e fiamme nell’anima.
Incroci lo sguardo del fratello alla tua destra, cercando Speranza. Fa cenno col capo, ti strattona, riprende a cantare. Stallo a sentire…
La palla -puttana, già sai- rotola dalle parti di uno di Noi in mezzo al campo: col tacco, manda il Grifone a comprare il sale. Il sinistro di Magliocco è una carezza prima, un cazzotto in faccia a Loro dopo. Quando la rete si gonfia, il Popolo di Salerno è già una valanga. Una delle esultanze più potenti, imponenti, spaventose di sempre.
Più che gol fu rivincita, sollievo, direi riviviscenza. Un colpo di spugna cancella tutti i giorni stronzi. In molti piangono d’una gioia che, vi dirò, gli ultimi minuti non scalfiscono.
Come da tradizione, siamo ancora ubriachi quando la mette Dante Lopez.
Ci aspetta il rientro: infiniti chilometri con la Sconfitta nello zainetto.
S’é cantato, s’é sofferto, ovviamente s’é perso: non può essere che Lei.
È tornata la Salernitana, la più bella delle Stronze.
Basta un giorno così.